Di seguito alcuni riflessioni
sul voto amministrativo considerato il risultato di Piacenza e degli altri
principali comuni capoluogo.
1) E' sotto gli occhi di tutti i cittadini l’implosione del centrodestra, sia sul versante Pdl che su quello leghista; un’ emorragia di consensi che li porta lontano dai fasti delle passate tornate elettorali. Colpa da attribuire agli scandali venuti a galla a tutti i livelli, pur considerando che alla base di questa sconfitta c’è stata l’incapacità di rispondere alle necessità del Paese (soprattutto sul versante economico) ed una buona dose d’incoerenza nelle scelte squisitamente politiche. A Piacenza abbiamo l’esempio lampante: in Provincia Pdl-Lega Nord e Udc governano insieme mentre per entrare a Palazzo Mercanti si sono presentati ognuno con un proprio candidato e tutti contro tutti;
1) E' sotto gli occhi di tutti i cittadini l’implosione del centrodestra, sia sul versante Pdl che su quello leghista; un’ emorragia di consensi che li porta lontano dai fasti delle passate tornate elettorali. Colpa da attribuire agli scandali venuti a galla a tutti i livelli, pur considerando che alla base di questa sconfitta c’è stata l’incapacità di rispondere alle necessità del Paese (soprattutto sul versante economico) ed una buona dose d’incoerenza nelle scelte squisitamente politiche. A Piacenza abbiamo l’esempio lampante: in Provincia Pdl-Lega Nord e Udc governano insieme mentre per entrare a Palazzo Mercanti si sono presentati ognuno con un proprio candidato e tutti contro tutti;
2) Il centrosinistra può dirsi sì soddisfatto
dell’esito delle urne, specialmente, dati alla mano, dov’era presente l’alleanza
Pd-Idv-Sel, ma ora bisogna interrogarsi sul dato relativo all’astensione e
sull’exploit del movimento di Beppe Grillo. Certa è la conferma e la riconquista
di numerosi comuni italiani con il determinante apporto di candidati credibili da
un lato (Orlando a Palermo è l’esempio lampante ma troviamo anche Doria a
Genova e lo stesso Dosi) e con liste non
contraddistinte da connotati politici
capaci di raccogliere percentuali a due cifre dall’altro. Nel nostro
capoluogo “I Moderati”, progetto inizialmente
nato in quel di Torino come movimento d’ispirazione centrista e liberale, ha
fatto la parte del leone bissando il successo della lista dei “Per Piacenza con
Reggi” del 2007. Il leitmotiv della “rete” di cittadini uniti a Paolo Dosi che hanno messo a disposizione le
loro competenze interpretando il mandato politico come un servizio alla
collettività è risultato vincente. Una formula da poter ripetere alle prossime
politiche con la definizione fin da subito di un programma basato su pochi e
ben delineati punti programmatici;
3) In mezzo ai due poli troviamo la realtà dei 5 Stelle di Beppe Grillo che
entrano nella storia avendo conquistato la vicina Parma e attestandosi intorno
al 10% in molti Comuni fra cui pure Piacenza. Diamo per acclarato che il voto 5 Stelle non
rappresenta un rifiuto alla politica
quanto agli stessi tradizionali partiti non in grado di riformare e riformarsi.
Particolare a sostegno della tesi sono le preferenze prese dai stessi candidati
a 5 Stelle, sempre di parecchio inferiori al voto di simbolo, ergo è premiata in linea di
massima la richiesta di cambiamento di cui lo stesso movimento si fa carico;
4) L’alta percentuale di non votanti: a Piacenza si è astenuto quasi un
elettore su due, trend verificatosi più o meno in tutti i comuni dove si è andati
alle urne. Una disaffezione attesa e comprensibile che fa il paio con chi ha
scelto di affidarsi al M5S, delusi da una politica autoreferenziale incapace di
decidere;
5) Ed allora per far in modo che le formazioni politiche riacquisiscano credibilità è necessario che vengano datisegnali ai cittadini: scelta di facce credibili che interpretino la politica come un servizio, percorsi all’insegna della meritocrazia interna a tutti i livelli, proposte concrete su come uscire dalla crisi (a cui aggiungere le riforme indispensabili per la tenuta del Paese). E’ questo lo scatto necessario che arginerebbe l’astensionismo e restituirebbe consenso alle formazioni politiche.
5) Ed allora per far in modo che le formazioni politiche riacquisiscano credibilità è necessario che vengano datisegnali ai cittadini: scelta di facce credibili che interpretino la politica come un servizio, percorsi all’insegna della meritocrazia interna a tutti i livelli, proposte concrete su come uscire dalla crisi (a cui aggiungere le riforme indispensabili per la tenuta del Paese). E’ questo lo scatto necessario che arginerebbe l’astensionismo e restituirebbe consenso alle formazioni politiche.
Una sfida che il centrosinistra deve
fare sua.
Andrea Fossati