sabato 24 marzo 2012

24/03/2012 Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori hanno deciso ancora una volta di affidarsi agli strumenti offerti dalla nostra Costituzione per dare voce ai cittadini: il referendum per eliminare la legge sul "rimborso elettorale"



Un intervento che ho inviato al quotidiano locale Libertà, pubblicato il 24/03/2012.

Tra i tanti referendum promossi nel tempo dai Radicali ve ne fu uno che prevedeva l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Era il 1993 e, complici gli scandali di Tangentopoli il risultato della consultazione fu un plebiscito: votò il 77% degli aventi diritto ed oltre il 90% degli stessi si espresse per l’eliminazione della legge.

Passato solo qualche mese, nel dicembre 1993, con la legge 515 venne alla luce il “contributo per le spese elettorali”, nato dall’esigenza di dover comunque riconoscere ai partiti la possibilità di concorrere alle elezioni. Un’esigenza legittima, che in uno Stato normale sarebbe da considerare tout court cosa buona e giusta, da classificare come “costo della democrazia”.

Nel corso degli anni è nato però un problema, legato all’allargamento delle maglie e all’uso perverso dei contributi al fine di rimpinguare le casse dei partiti ben al di là di quanto necessario a coprire le spese.
Nel 1997 venne introdotta la possibilità di destinare il 4 per mille dell’IRPEF al finanziamento di partiti e movimenti politici, nel 1999 si introdusse ufficialmente il rimborso elettorale. 

Nel 2006 si concesse ai partiti il rimborso per cinque anni a prescindere dalla durata della legislatura. Sicchè i partiti continuarono a percepire i rimborsi elettorali anche dopo il rinnovo del Parlamento avvenuto nel 2008 e, alcuni di essi, continuarono a percepirlo benché nel frattempo fossero scomparsi per volontà degli elettori o per confluenza in altre sigle.

E’ cronaca (nera) di questi giorni che soldi pubblici restino in mano a partiti estinti e alla merce di scaltri tesorieri per usi disinvolti. Anomalie legislative prodotte dall’ingordigia della casta, cresciute nel corso degli anni trascinandosi appresso sperperi e arroganza al punto da generare nuovamente nella politica un’autentica emergenza etica e morale.

Assodato che è inutile attendersi segnali efficaci da un Parlamento che in stato di ipnosi esprime solo voti di fiducia dimostrandosi incapace di cogliere le istanze che nascono dall’indignazione popolare, Antonio Di Pietro e l’Italia dei Valori hanno deciso ancora una volta di affidarsi agli strumenti offerti dalla nostra Costituzione per dare voce ai cittadini: il referendum abrogativo, per demolire l’attuale regolamentazione sul “rimborso elettorale” e la legge d’iniziativa popolare per fare una nuova proposta concreta.

Andrea Fossati

martedì 20 marzo 2012

20/03/2012 - In marcia per dire no alle mafie


La conferenza stampa tenutasi ieri in saletta Cattivelli

Da Libertà del  20/03/2012

Le “loro” idee hanno camminato sulle gambe dei piacentini a Genova lo scorso sabato, quando anche una delegazione di studenti della città ha partecipato insieme al comitato provinciale di Libera alla celebrazione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Ma quelle stesse idee cammineranno ancora in giro per Piacenza domani pomeriggio (mercoledì), in occasione della ormai tradizionale marcia organizzata da Libera in collaborazione con il Comune di Piacenza, il liceo “Colombini” eil gruppo “Quarta Parete”.

«È una tradizione, quella della marcia di Libera, che si riconferma contro la sopraffazione e la corruzione: è una testimonianza di un percorso virtuoso che si realizza attraverso la formazione, la cultura, le azioni concrete» ha spiegato l’assessore Giovanni Castagnetti durante la presentazione dell’iniziativa svoltasi in municipio alla presenza della referente provinciale di Libera Antonella Liotti e degli organizzatori Andrea Fossati, Andrea Groppi ed Elisa Carioni. Venendo alla marcia, l’appuntamento è fissato per le 18 di domania piazzale Genova, davanti al liceo “Respighi”: da lì il corteo partirà per arrivare in Piazza Cavalli, dove è prevista alle 18.30 la commemorazione con la lettura dei nomi delle 900 vittime di mafia e del messaggio che Margherita Asta ha scritto a nome di tutti i familiari delle vittime,oltre che con l’esibizione del gruppo musicale Fra’tak. 

«Proprio da Piacenza si inizierà a leggere questa lettera, che verrà poi consegnata a tutti i politici e gli onorevoli del territorio, oltre che essere letta in ogni piazza in occasione di queste celebrazioni» ha spiegato la referente Liotti. La giornata organizzata da Libera comunque non si esaurisce così: alla sera il ritrovo è previsto alle 21 al teatro dell’oratorio della Sacra Famiglia, dove “Quarta Parete” presenterà gli spettacoli “Luci su Medea” delle studentesse del “Colombini” e “Cose di casa nostra: tracce di mafia” che il gruppo teatrale rappresenterà in una nuova edizione (ingresso libero). 

«Iniziare a informare e a far appassionare i ragazzi è la battaglia fondamentale che Libera si pone» ha  commentato Groppi che fra l’altro ha partecipato insiemea Carioni alla manifestazionea Genova, «le celebrazioni dello scorso sabato sono state un momento importante e altamente significativo: noi, come delegazione piacentina, abbiamo letto alcuni stralci di brani inerenti la mafia. È stato un momento emozionante e al quale pochi mezzi di comunicazione hanno purtroppo dato l’importanza che avrebbe meritato».

Betty Paraboschi

domenica 18 marzo 2012

18/03/2012 - A vent'anni da Mani Pulite serve finalmente una legge anticorruzione



L'Italia sta vivendo una crisi politica ed economica senza precedenti. Disoccupazione alle stelle, giovani senza prospettive che scappano all'estero o, se rimangono, si vedono costretti a chiedere aiuto ai genitori, una situazione sociale che frana verso il basso, sono solamente alcune delle logiche perverse che provocano un disagio non solo generazionale. 

Una situazione che affonda le proprie radici in anni durante i quali la classe dirigente del Paese si è dimostrata inadeguata, lontana dalle esigenze della popolazione, incapace di aprire con essa un dialogo propositivo costruendo un’interlocuzione con chi da tempo chiede un’inversione di tendenza. Una classe dirigente che non ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni e ha mancato di contrastare adeguatamente la piaga della corruzione,che continua ad attanagliare l’Italia dopo essere venuta a galla con prepotenza nella stagione di “Mani Pulite”, nel lontano 1992 con il "celebre" arresto di Mario Chiesa, colto in flagrante mentre intascava una tangente di svariati milioni di euro. 

Il 17 febbraio 2012 si celebra il ventesimo anniversario dell’inizio di quell’epoca, quando il Pool di Milano - coordinato dall’allora Procuratore Francesco Saverio Borrelli e in cui ebbe un ruolo di primo piano il Sostituto Antonio Di Pietro - portò alla luce quel sistema perverso fatto di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti e ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. 

A fronte del quadro devastante emerso dalle indagini la politica non si preoccupò affatto di adottare misure adeguate a fronteggiare quel fenomeno, semmai mise in campo con Berlusconi ogni possibile intervento legislativo idoneo ad impedire alla magistratura di fare il proprio dovere e bloccare i processi. “Uno Stato con leggi sbagliate e più facili da aggirare” sono le parole con cui Piercamillo Davigo, altro componente del Pool di Milano oggi in Cassazione, ha definito l’Italia uscita da quella stagione. 

Venti anni dopo quel 17 febbraio non si è ancora messo mano ad una seria legge anticorruzione che fra i suoi capisaldi preveda l’inasprimento delle pene per i delitti contro la Pubblica Amministrazione, la reintroduzione del falso in bilancio abolito dal secondo governo Berlusconi e l’introduzione di nuove fattispecie di reato per sanzionare i più moderni crimini dei colletti bianchi nell’era della globalizzazione. 

Anche per questo occorre una nuova classe dirigente che sappia elaborare e mettere all’ordine del giorno del Parlamento una proposta concreta, per dar modo all’Italia di ritrovare nuova energia, per cambiare strada e liberarsi dalla malattia della corruzione che la sta distruggendo.  

Andrea Fossati - Italia dei Valori Piacenza

domenica 11 marzo 2012

11/03/2012 - Lezione di legalità - Grazie al Procuratore Caselli


Lettera pubblicata da Libertà l'11/03/2012
 
E’ stata un’importante occasione di formazione poter assistere al dibattito con Giancarlo Caselli tenutosi venerdì sera nella Sala dei Teatini. Il Procuratore è un Magistrato che da quarant’anni fa il suo dovere senza guardare in faccia a nessuno; ovviamente scomodo tanto da essere escluso nel 2005 – con un emendamento ad hoc modificante i limiti d’età (targato Governo Berlusconi) – dal concorso per diventare Procuratore nazionale antimafia. Di seguito cito due episodi che mi hanno colpito e ci fanno capire come Piacenza abbia potuto apprezzare le sue qualità umane e professionali. Il primo, in conclusione all’intervista col Direttore di Libertà, quando il Procuratore ha profondamente ringraziato la nostra città per avergli permesso di poter semplicemente parlare. “Vorrei vivere in un posto normale, nel quale ci si confronta ma non ci si divide in fazioni, in tifoserie pro e contro", questo il sogno confessato alla stampa anche a seguito dei recenti episodi di contestazione subiti. Come non essere d’accordo con questa teoria che mette a nudo una delle tante anomalie del Paese. In secundis, finito il dibattito e autografate ai cittadini le copie di “Assalto alla giustizia”, uscendo dai Teatini Caselli ha salutato uno ad uno stringendo loro la mano i rappresentanti delle Forze dell’Ordine in servizio (non pochi visto il rischio di possibili contestazioni). Un gesto nobile, di quelli semplici ma da vero uomo delle Istituzioni. Per finire una piccola chiosa: ancora ieri si è letto su “Libertà” delle scritte sui muri della città dirette a Caselli. Per lui stesso e in sua difesa se così si può dire parla la storia, tutto il resto – prendo in prestito le parole usate da Nando dalla Chiesa - è “muffa velenosa”. L’idea che applicare la legge sia fare politica, niente di più sbagliato.

Andrea Fossati - Piacenza