sabato 28 luglio 2012

28/07/2012 - Nucleare, ora tocca alle scorie. Presa di posizione della Provincia grazie ad emendamento Idv




pubblicato da libertà il 26 luglio 2012

Nel giugno 2011 furono celebrati quattro referendum dove milioni e milioni d’italiani scelsero di votare altrettanti sì per un’Italia diversa e migliore: libera dal nucleare, da speculazioni sull’acqua, ove la legge è uguale per tutti. Referendum che poterono essere celebrati perchè durante l'inverno precedente i militanti dell'Idv in solitudine raccolsero le centinaia di migliaia di firme necessarie.
Sulla questione nucleare in particolare, nonostante l’esito favorevole della consultazione, è bene sapere che per centinaia di anni avremo a che fare giocoforza con scorie radioattive che lasceremo in eredità alla future generazioni.

Entro il 2013, anche per evitare il rischio di infrazioni comunitaria, Sogin dovrà però redigere una mappatura dei siti più sicuri e idonei ad ospitare materiale radioattivo. Si prevede che tale deposito sarà adibito a contenere circa 80 mila metri cubi di scorie  a media e bassa attività e 13 metri cubi ad alta intensità, provenienti da prodotti di ricerca, sanità e industria. L’investimento complessivo ammonterà a circa 2,5 miliardi di euro.

Del tema si è ampiamente dibattuto nel Consiglio Provinciale u.s. in cui, grazie ad un emendamento del Consigliere Idv, Gazzola, la Provincia di Piacenza ha espresso all’unanimità “l’assoluta contrarietà alla realizzazione nel territorio piacentino di un deposito di rifiuti nucleari sia temporaneo che definitivo”. Dichiarazioni che fanno il paio con quelle della Regione Emilia-Romagna che si è già detta indisponibile a più riprese ad ospitare qualsivoglia deposito.

Un passaggio di estrema importanza considerato che, a sentire il Ministro Passera, difficilmente i Comuni/Province già sedi d’impianti nucleari sapranno resistere alle prospettive offerte in cambio.
Non vorremmo mai che un governo che non si decide a lasciare l’Afghanistan ma è pronto ad abbandonare i suoi presidi sul territorio decidesse di gettare i rifiuti nucleari dell’Italia intera nella “pattumiera” di Caorso.

Andrea Fossati – Coord.re giovani Italia dei Valori Piacenza

mercoledì 25 luglio 2012

25/07/2012 - Province: se referendum deve essere, lo si faccia per chiedere agli italiani se considerano l'ente utile o meno


Intervento pubblicato da Libertà il 25/07/2012

Secondo Italia dei Valori il tema non è più riferibile alla salvezza della Provincia di Piacenza (che è già stato deciso) ne tantomeno al referendum che dovrebbe stabilire con chi accorparci: Parma e Reggio Emilia oppure  Lodi.
Un ragionamento più complesso che dobbiamo sforzarci di fare riguarda la spesa pubblica di uno Stato che sta franando, con lo spread ritornato a quota 500.
Uno Stato che in tutte le sue articolazioni deve fare la sua parte. La politica deve fare altresì la propria, soprattutto se vuole esprimere una classe dirigente capace di guardare più avanti del proprio naso, non limitandosi a difendere le poltrone e lisciare il pelo ai campanilismi interessati.
Nella campagna elettorale del 2008 tanti parlavano di abolire le Province. Ci sono dichiarazioni di numerosi esponenti politici in questa direzione (Berlusconi, Pisanu, Bondi, Casini, da ultimo Scajola), ma una volta passate le elezioni, portati a casa i voti, non se ne fece nulla.
L’idea che i cittadini hanno delle Province è più legato alla cultura, al territorio e ai suoi prodotti che non  ai compiti che la stessa Provincia svolge. Sono funzioni già delegate dalla Regione e che possono farvi ritorno oppure delegabili altresì ai Comuni.
Crediamo che i plebisciti vadano lasciati alla storia e i referendum dedicati a cose serie. Se proprio si vuole farne uno  lo si faccia per stabilire se abolire o meno tutte le Province: si chieda quindi di calendarizzare la proposta di legge costituzionale di iniziativa popolare.
Le procedure di revisione costituzionale prevedono che dopo l’approvazione in doppia lettura da parte di Camera e Senato la riforma, se non ha ottenuto una maggioranza dei 2/3, è sottoposta a referendum confermativo. Basta approvare la legge a maggioranza semplice e poi rimettersi al referendum confermativo (che per giunta è senza quorum). Si lasci agli italiani tutti decidere direttamente se considerano le Province utili o meno.

Luigi Gazzola - Consigliere Provinciale Idv
Andrea Fossati - Coord.re giovani Idv

domenica 22 luglio 2012

22/07/2012 - Mozione Idv su intitolazione aule giudiziarie ai magistrati vittime di terrorismo e mafia



Ecco il testo del documento che verrà discusso in una delle prossime sedute del Consiglio Provinciale di Piacenza:



Al Sig. Presidente del Consiglio provinciale 

Al Sig. Presidente della Provincia  


MOZIONE 

Il Consiglio provinciale di Piacenza

Richiamate le parole del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, con le quali – in occasione della Giornata della Memoria in ricordo dei 26 magistrati vittime del terrorismo e delle stragi di mafia - ha espresso con forza il rifiuto della violenza e della rottura della legalità in qualsiasi forma, ricordando tutte le vite spente dalla violenza, il lavoro dei giudici nella lotta alla criminalità organizzata e la funzione essenziale della giustizia, contro ogni minaccia e prevaricazione; 

Ritenuto di condividere le considerazioni del Presidente Napolitano secondo il quale “dal sacrificio di tanti uomini di legge è stato offerto un contributo peculiare di fermezza e di coraggio per resistere alla follia del terrorismo e della criminalità mafiosa e affermare - amministrando la giustizia secondo Legge e secondo Costituzione - la libertà, la legalità e quei principi della convivenza democratica, su cui poter contare in funzione di uno sviluppo economico, politico e civile degno delle tradizioni democratiche e del ruolo dell'Italia”; 

Considerata l’esigenza, nella attuale situazione del Paese, di tenere sempre alta la guardia sia contro il riattizzarsi di focolai di fanatismo politico e ideologico sia contro l'aggressione mafiosa; 

Ritenuta la necessità – anche quale tributo di riconoscenza - di perpetuare la memoria e gli insegnamenti tramandati da tutti coloro, magistrati, tutori dell’ordine e cittadini che hanno dato la propria vita in difesa della legalità e della giustizia, rendendo partecipe la popolazione e le giovani generazioni dei valori di impegno civile e democratico di cui sono stati interpreti e testimoni fino all’estremo sacrificio, mediante l’intitolazione di locali, aule, vie e spazi pubblici. 

Rilevato che le aule degli uffici giudiziari piacentini risultano essere semplicemente ed anonimamente individuate con carattere numerico;

Invita il Presidente e la Giunta provinciale a promuovere, in collaborazione con il Presidente del Tribunale, il Procuratore della Repubblica, il Presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati, il Comune di Piacenza ed altre Autorità, l’intitolazione delle aule giudiziarie piacentine al nome di magistrati che per l’alto senso dello Stato, fino al sacrificio della vita, siano riconosciuti testimoni esemplari dei valori di legalità, giustizia e rispetto delle Istituzioni. 

Piacenza, 19 luglio 2012

mercoledì 18 luglio 2012

18/07/2012 - Vent’anni fa moriva chi ostacolò la trattativa Stato-mafia : il Giudice Paolo Borsellino



Sono passati vent’anni da quel 19 luglio 1992 in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta:  Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina, Claudio Traina. Erano le ore 16.52 quando la fiat 126 imbottita di tritolo che si trovava in via D’Amelio fu fatta esplodere causando la strage. 

Di quel tragico pomeriggio, complice la giovane età, conservo pochi flash ma indelebili. Come molti mi trovavo ad osservare sgomento i filmati delle edizioni speciali dei tg nazionali, scoprendo pochi istanti dopo che nell’esplosione era rimasto ucciso il Giudice Borsellino. A distanza di vent’anni quei video, visti e rivisti grazie agli approfondimenti realizzati, sembrano appartenere ad un incubo. “Palermo sembrava Beirut” è la frase che ritorna in auge quando si ricordano quei momenti. 

Si scoprì col tempo che dietro quella terribile mattanza si celava una trattativa demandata a componenti delle Istituzioni nelle persone dell’allora colonnello del Ros Mario Mori e del capitano De Donno che scelsero l’ex Sindaco di Palermo Don Vito Ciancimino come tramite per arrivare alla “cupola”.  

Con il suddetto comportamento era chiaro che lo Stato voleva chiudere questa stagione senza combattere, arrendendosi, cedendo al ricatto di sangue messo in atto da Cosa Nostra, evitando in tal modo altre stragi. La morte di Giovanni Falcone accelerò le cose; Paolo Borsellino capì quanto stava succedendo intorno a lui e ne rimase sconvolto: potevano le Istituzioni di uno Stato democratico trattare con chi aveva sterminato da ultimo un suo fedele servitore, l’amico Giovanni Falcone ? Si sarebbe dovuto trovare un accordo con chi chiedeva la revisione del maxi-processo e altri benefici ? 

Impossibile per Borsellino pensare minimamente ad una simile eventualità; il Giudice tirò dritto, consapevole di essere ormai abbandonato al suo destino nonché ostacolo alla trattativa. Terminata questa terribile stagione nacque la Seconda Repubblica che affonda i suoi pilastri nel sangue delle stragi. 

Da allora sono stati  fatti passi in avanti ma permangono troppi silenzi e reticenze dei protagonisti dell’epoca. Uno di questi è Nicola Mancino, Ministro dell’Interno nel 1992 ed indagato per falsa testimonianza nell’inchiesto sulla trattativa Stato-mafia, balzato agli onori delle cronache perché in alcune intercettazioni telefoniche chiese al Consigliere del Presidente della Repubblica Loris D’Ambrosio un intervento sulle procure. Mancino ne parlò pure con Napolitano, il quale ha sollevato un conflitto d’attribuzione sui questi suoi colloqui ponendo di fatto in stato d’accusa la Procura di Palermo. 

Così, mentre servirebbe uno sforzo supplementare delle Istituzioni tutte per illuminare  gli angoli bui del passato, assistiamo a comportamenti che mirano a far dimenticare questa storia, a cancellarla per sempre. 

Pur rispettando la decisione del Presidente risulta difficile condividerla nel merito. Sarei stato più contento di sapere che il Capo dello Stato  avesse ammonito Mancino per essersi permesso di fare tali richieste, prendendone conseguentemente le distanze. Ed invece sulla vicenda si vuole far calare il silenzio, non si ha la volontà di trasmettere all’opinione pubblica cosa sta succedendo. 

“Io credo che i cittadini debbano impegnarsi ciascuno per la sua parte, ciascuno nel suo ruolo, ciascuno nel ruolo che svolge nella società per dare il proprio contributo per conquistare insieme la verità, pretendendo ed esigendola, da cittadini, perché la verità è difficile, imbarazzante, può essere solo frutto di una conquista collettiva, di uno sforzo collettivo”. Sono parole di Antonio Ingoia, procuratore aggiunto della procura distrettuale antimafia di Palermo, da anni impegnato in prima linea per far luce sulla trattativa. Frasi da cui dobbiamo ripartire con la necessità di pretendere chiarezza sulla vicenda senza mai perdere la speranza. Quella speranza che Paolo Borsellino riponeva idealmente nei giovani affinché il suo lavoro non andasse perduto bensì da loro tramandato. 

Andrea Fossati

martedì 10 luglio 2012

11/07/2012 - Legge elettorale: punto fermo restituire centralità agli elettori



Partorito dalla mente del leghista Roberto Calderoli sul finire del 2005, l'attuale sistema elettorale fatto esclusivamente di liste bloccate -meglio conosciuto come "porcellum"- è ancora protagonista del dibattito politico di questi giorni.

In soldoni tutti i partiti che siedono in Parlamento parlano di un suo superamento ma i modelli in discussione sono troppi e vari perchè si arrivi ad un accordo condiviso. A dir la verità tutto questo bailame paroleccio sembra essere nella maggior parte dei casi strumentale dato che, tirando le somme, a quasi tutte le formazioni politiche starebbe bene un sistema che garantisce l'elezione dei parlamentari sulle base di graduatorie decise da loro stessi.

Unica iniziativa concreta per liberarsi della porcata fu la raccolta di firme pro referendum in favore del ritorno ai collegi uninominali. Partita dai referendari, da Idv e Sel, la raccolta vide poi l'adesione del Pd, Fli e di singoli esponenti di altri partiti; tuttavia l'oltre 1.200.000 firme furono spazzate via dalla Consulta perchè fosse passato il referendum ci saremmo trovati in una situazione di vuoto normativo.

In questa prima parte del 2012 si sono poi susseguiti appelli su appelli del Presidente Napolitano con esortazione dei partiti affinchè trovassero un accordo per cambiare la suddetta legge. L'ultimo del 9 luglio, quando il Capo dello Stato ha alzato il tiro chiedendo una decisione a maggioranza del Parlamento.

Parole condivisibili, da prendere in considerazione per sfornare un sistema elettorale degno di questo nome evitando di usarle come scusa elaborando in fretta e furia, magari sottobanco, un "rimedio peggiore del male".

L'obiettivo primario deve restare la restituzione della centralità agli elettori, mantenendo l'indicazione primaria del candidato premier e della coalizione che lo sostiene. Un buon punto di partenza sostenuto dallo stesso Di Pietro sarebbe prendere in considerazione quel 1.200.000 firme raccolte un anno fa.

Andrea Fossati - Idv Piacenza

domenica 1 luglio 2012

01/07/2012 - Gazzola entra in Consiglio Provinciale. Fossati (Idv): "ha dimostrato grande senso di responsabilità"



L'articolo apparso su Libertà in data 30-06-2012
«Avrei preferito che a occupare questo posto, oggi, fosse un giovane, per lasciare anche a chi si avvicina alla politica per la prima volta la possibilità di sperimentare questa esperienza. Ma ha prevalso l'indicazione che il voto degli elettori, prima di tutto, dovesse essere rispettato. Così eccomi qui». Queste le parolecon cui Luigi Gazzola, ha fatto ieri il suo ingresso in consiglio provinciale. Il nuovo capogruppo dell'Italia dei valori è subentrato a Samuele Raggi, che, come annunciato, ha scelto di lasciare il posto in Provincia per occupare l'incarico di consigliere comunale a Palazzo Mercanti. Un passaggio di consegne che ha ricevuto il plauso di Andrea Fossati, responsabile giovani dell'Idv: «Con grande senso di responsabilità - spiega - Gazzola ha deciso di accettare l'ingresso in consiglio provinciale. In un periodo di così forte crisi per la politica, è necessario affidarsi a figure credibili e competenti, capaci di interpretare al meglio le esigenze delle comunità. A Gazzola, che nel partito e a livello istituzionale ha sempre operato con grande professionalità, va il nostro più sentito "in bocca al lupo" per affrontare quest'ultima parte di mandato in veste di consigliere provinciale. Ringraziamo anche Samuele Raggi per il lavoro fatto in questi anni e per essersi coerentemente dimesso dalla Provincia dopo l'elezione in consiglio comunale».