Anche un “garantista”
come Roberto Giachetti - deputato del PD e vice Presidente della Camera - nel
parlare dello scandalo che ha investito il Ministro delle Infrastrutture
Maurizio Lupi aveva auspicato le Sue dimissioni.
Se è vero che al momento
non vi è alcun problema di carattere giudiziario, si manifesta in maniera
palese la questione etica, d’opportunità politica, per cui un passo indietro è
da considerarsi atto di rispetto verso le Istituzioni. Una sorta di regola non
scritta che dovrebbe precedere gli articoli del codice penale.
Certo, sarebbe stato
meglio se il percorso fosse avvenuto in Parlamento prima che in televisione,
come se la politica fosse esclusivamente un fenomeno mediatico.
Ed ancora, esistono le
condizioni per cui Lupi avrebbe potuto adempiere con serenità ad una funzione
così delicata come quella di Ministro delle Infrastrutture? Con l’Expo alle
porte e l’annesso impegno del Governo alla trasparenza, al contrasto della
corruzione (che oggi è il problema
del nostro Paese, come ha scritto il Presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone nel suo ultimo libro) un
Dicastero di tale importante non poteva essere lasciato al Parlamentare NCD.
Interrogativo simile si
pose quando l’ex Guardasigilli dell’esecutivo Monti, Anna Maria Cancellieri, mise
in atto un certo interessamento per le vicende giudiziarie della famiglia
Ligresti, salvo poi giustificarsi in aula e ricordando di aver agito in modo simile per altri casi pervenuti al
suo ufficio “da chiunque” inoltrati, ricordando che “intervenire è il compito
del ministro della Giustizia”.
Matteo Renzi, all’epoca Segretario del Pd, chiese giustamente le dimissioni
della Cancellieri (poi rimasta al suo posto) perché “'l’idea che ci siamo fatti dell'intera vicenda
Ligresti è che la legge non sia uguale per tutti e che se conosci qualcuno
di importante te la cavi meglio. E' la Repubblica degli amici degli amici:
questo atteggiamento è insopportabile”.
Parole condivisibili che potrebbero essere riproposte tali e quali oggi
sostituendo il nome dei protagonisti.
Sul tema dovrà essere combattuta nel Paese una “battaglia” di tipo
culturale, far passare il messaggio che assumere certi comportamenti non paga;
in altre parole se viene a mancare la trasparenza si va a casa, non si può rimanere in un posto pubblico di
fronte al minimo sospetto.
Prendiamo esempio da ciò che è accaduto vicino a noi: in Inghilterra
l’ex Ministro Chris Huhne ha lasciato l’incarico perché accusato d’aver
addossato alla moglie una multa presa per eccesso di velocità alla moglie,
mentre il responsabile dell’immigrazione Mark Harper ha fatto altrettanto
quando si è scoperto che la sua colf era clandestina.
Ciò
per rimarcare che concetti come etica
e morale non nascono dal nulla, bisognerebbe inculcarli nell’educazione dei
bambini già dalle scuole elementari, costruendo una generazione capace di
tornare ad indignarsi. L’arduo compito spetta ai “grandi” di oggi.
Andrea Fossati