Basta un sì. Con questo
slogan è stata presentata dal PD la campagna che porterà gli italiani ad
approvare o meno la Riforma Costituzionale col referendum che si terrà il prossimo
ottobre.
Un processo di cambiamento
atteso da molti anni su cui il premier Matteo Renzi ha scommesso l’intera
carriera politica; dapprima con un approccio mirato a personalizzare il
contesto, ora più saggiamente concentrandosi sui contenuti.
Uno scontro frontale, un
muro contro muro ora non avrebbe avuto alcun senso date anche le preoccupazioni
e la disillusione verso la politica che nutrono tanti italiani. Meglio allora
dire che c’è di buono nel provvedimento, premettendo che lo stesso è la soluzione
modificata e votata dal Parlamento.
L’asse principale della
Riforma è il superamento del bicameralismo perfetto. A modificarlo – senza
risultato - ci provarono Massimo D’Alema
con la bicamerale, il centrodestra con i “saggi” di Lorenzago, fino ad arrivare
alla bozza Violante e alla commissione voluta da Enrico Letta.
Nel merito Palazzo Madama
sarà composto da 100 membri con eliminazione di 220 seggi, mentre gli eletti,
essendo già consiglieri regionali, non percepiranno alcuna indennità
aggiuntiva. Soltanto la Camera voterà la fiducia al Governo ed esaminerà l’80%
delle leggi portando ad un complessivo snellimento del processo legislativo.
Riguardo al titolo V verranno
ridotte le competenze regionali ed aumentate quelle statali eliminando le
materie cosiddette concorrenti; le province saranno sostituite dagli enti di
area vasta (nella fattispecie sul nostro territorio c’è stata la firma
dell’accordo quadro di collaborazione fra la provincia Parma e quella di
Piacenza). Sarà inoltre abolito il Cnel.
Secondo blocco della
Riforma è l’Italicum, nuova legge elettorale che bandisce di fatto le
coalizioni sostituendole con una lista unica e, se nessuno dei partiti
riuscisse a superare il 40% dei voti validi al primo turno, si terrebbe un
ballottaggio fra la prima e la seconda lista. In entrambi i casi il premio di
maggioranza assegnerà al vincitore 340 seggi. Altra novità sta nel fatto che
solamente i capilista dei collegi saranno “bloccati”, cioè sicuri di elezione
se la lista otterrà almeno il 3% di voti validi al primo turno, mentre non ci
potranno essere più del 60% dei capilista dello stesso sesso. L’Italicum si può condensare in due
battute: un vincitore certo ed una maggioranza sicura.
In ultima analisi vi è
stato un rafforzamento dell’istituto referendario con l’introduzione del referendum
propositivo, ossia la possibilità che ha il potere legislativo di emanare una
legge coerente con la volontà popolare.
Questi sono alcuni degli
aspetti fondanti della Riforma che andremo a votare nel mese di ottobre.
Dire sì significa
sostenere il cambiamento di uno Stato più moderno e funzionante che recuperi
rapidità legislativa. Certo il testo è perfettibile, ma un adeguamento della
Carta è necessario.
Come hanno detto i quasi
200 costituzionalisti che hanno firmato per il Sì "Nel progetto non c'è forse tutto, ma c'è molto di quel
che serve”.
Andrea
Fossati