martedì 6 dicembre 2016

02/12/2016 - Un sì sofferto per la riforma costituzionale

pubblicata su libertà in data 02/12/2016


Un Sì sofferto. Così ha deciso di dichiarare il suo voto Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e del Partito Democratico, aggiungendo che è “meglio succhiare un osso che un bastone”. Una scelta che condivido, sia nel merito della riforma sia perché Matteo Renzi ha personalizzato troppo la campagna verso di lui e non verso il “cosa” si sta tentando di realizzare con la riforma.
La famosa “accozzaglia contro di me”, come l’ha definita il Presidente del Consiglio additando i sostenitori del No, è uno dei refrain che ha portato spesso il dibattito fuori dai binari della riforma e l’ha incanalato su toni da stadio.
Tuttavia, fatta questa premessa, è necessario sottolineare che dalla parte del Sì ci sono le ragioni del cambiamento, perché non è possibile che ogni volta che si cercano di modernizzare le nostre procedure istituzionali scattano divieti e aut-aut di ogni tipo.
Gli allarmismi durante i mesi di dibattito sono stati tanti ma in sintesi la Riforma Boschi mantiene intatti i Principi fondamentali contenuti nella Carta, supera il bicameralismo perfetto con il conseguente stop al caos delle diverse maggioranze.
Il nuovo Senato diventerà altresì luogo in cui verranno rappresentati gli interessi territoriali più vicini al cittadino, assumendo la funzione di raccordo tra le autonomie locali, lo Stato e l’Unione Europea. I Senatori passeranno da 315 a 100, ma i Consiglieri regionali e Sindaci che faranno parte del nuovo Senato non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva rispetto alla loro.
C’è poi l’eliminazione del CNEL e la modifica del quorum per l’elezione del Capo dello Stato. Tutti pezzi di un puzzle che non sarà perfetto ma permetterà di fare un passo avanti verso un adeguamento dei meccanismi del nostro sistema costituzionale con l’obiettivo di farlo funzionare al meglio.
Ed infine la nostra Repubblica resterà parlamentare e non ci sarà alcun rischio di deriva autoritaria che si paventa in ogni dibattito.
Detto ciò non posso che comprendere e rispettare tutte le persone che, con coscienza e dopo una riflessione attenta e libera da preconcetti, non condividano l’impianto della Riforma e soprattutto la scelta del Sì (tra cui parte stessa del Pd), ma qual è la proposta alternativa?
Ed allora la sintesi potrebbe essere che Matteo Renzi è distante dal mio modo di vedere le cose e di realizzarle, ma è uno dei pochi che qualcosa ha fatto e sta cercando di fare in uno scenario dove non vedo grandi alternative.
Va detto che dopo il 4 dicembre il Governo dovrà adottare un cambio di passo soprattutto per quanto riguarda le politiche sui giovani ed il lavoro. E gli italiani, al di là degli schieramenti contrapposti, tornare a sentirsi comunità.

Andrea Fossati