pubblicata su libertà in data 02/12/2016
Un Sì sofferto. Così ha deciso di dichiarare il suo voto Romano
Prodi, fondatore dell’Ulivo e del Partito Democratico, aggiungendo che è
“meglio succhiare un osso che un bastone”. Una scelta che condivido, sia nel
merito della riforma sia perché Matteo Renzi ha personalizzato troppo la
campagna verso di lui e non verso il “cosa” si sta tentando di realizzare con
la riforma.
La famosa “accozzaglia contro di me”, come l’ha definita il Presidente
del Consiglio additando i sostenitori del No, è uno dei refrain che ha portato
spesso il dibattito fuori dai binari della riforma e l’ha incanalato su toni da
stadio.
Tuttavia, fatta questa premessa, è necessario sottolineare
che dalla parte del Sì ci sono le ragioni del cambiamento, perché non è
possibile che ogni volta che si cercano di modernizzare le nostre procedure
istituzionali scattano divieti e aut-aut di ogni tipo.
Gli allarmismi durante i mesi di dibattito sono stati tanti
ma in sintesi la Riforma Boschi mantiene intatti i Principi fondamentali
contenuti nella Carta, supera il bicameralismo perfetto con il conseguente stop
al caos delle diverse maggioranze.
Il nuovo Senato
diventerà altresì luogo in cui verranno rappresentati gli interessi
territoriali più vicini al cittadino, assumendo la funzione di raccordo tra le
autonomie locali, lo Stato e l’Unione Europea. I Senatori passeranno da 315 a
100, ma i Consiglieri regionali e Sindaci che faranno parte del nuovo Senato
non percepiranno alcuna indennità aggiuntiva rispetto alla loro.
C’è poi
l’eliminazione del CNEL e la modifica del quorum per l’elezione del Capo dello
Stato. Tutti pezzi di un puzzle che non sarà perfetto ma permetterà di fare un
passo avanti verso un adeguamento dei meccanismi del nostro sistema
costituzionale con l’obiettivo di farlo funzionare al meglio.
Ed infine la
nostra Repubblica resterà parlamentare e non ci sarà alcun rischio di deriva
autoritaria che si paventa in ogni dibattito.
Detto ciò non posso che comprendere e rispettare tutte le
persone che, con coscienza e dopo una riflessione attenta e libera da
preconcetti, non condividano l’impianto della Riforma e soprattutto la scelta
del Sì (tra cui parte stessa del Pd), ma qual è la proposta alternativa?
Ed allora la sintesi potrebbe essere che Matteo Renzi è
distante dal mio modo di vedere le cose e di realizzarle, ma è uno dei pochi
che qualcosa ha fatto e sta cercando di fare in uno scenario dove non vedo
grandi alternative.
Va detto che dopo il 4 dicembre il Governo dovrà adottare un
cambio di passo soprattutto per quanto riguarda le politiche sui giovani ed il
lavoro. E gli italiani, al di là degli schieramenti contrapposti, tornare a
sentirsi comunità.
Andrea Fossati