Bruno Galvani che organizzò nel 2009 l'iniziativa 1140 croci bianche |
pubblicato su libertà il 10/05/2021
A Piacenza, nel 2009, grazie alla splendida iniziativa di
Anmil di cui Bruno Galvani era presidente, 1140 croci bianche
furono piantate nel vallo delle Mura per ricordare le vittime degli
incidenti sui posti di lavoro. Oggi, che a colpire invece più dei
numeri sono le storie, è la
morte di Luana d’Orazio, la mamma ventiduenne
che ha perso la vita in una fabbrica tessile in provincia di Prato, a
riaccendere i riflettori sul tema delle morti bianche. Ma se
l’indignazione dell’opinione pubblica da un lato resta alta, dall’altro sono
le soluzioni al problema a rimanere, purtroppo, ancora
insufficienti. Il tema della sicurezza sul lavoro è infatti uno dei pilastri
sui quali non può non reggersi una società che si definisce
progredita, moderna, civile.
Nel 2O21 subire un infortunio invalidante o, peggio
ancora, perdere la vita mentre si sta svolgendo il proprio lavoro
non può essere più considerato accettabile. Ci sono morti che
avvengono perché la sicurezza dei lavoratori non è considerata
prioritaria, oppure perché
i lavoratori non sono formati in modo adeguato
sui rischi che corrono. Oppure ancora perché rischiano per andare il più
veloce possibile, in un mondo del lavoro che costringe sempre più al
precariato e alla ricattabilità.
Soprattutto, morti che avvengono
perché mancano i controlli. In Italia, oggi, ci sono 3 mila
ispettori per controllare 3 milioni di aziende. Un ispettore ogni mille. La
Corte dei conti ha
certificato che nel 2019, con questa
forza-lavoro a disposizione, sono state controllate solo lo 0,48% delle aziende in
Italia.
E’ un dato che dovrebbe far balzare dalla sedia, e che certifica una carenza evidente, funzionale a creare terreno fertile per favorire (invece di limitare) irregolarità procedurali e situazioni al limite.
È ora di voltare pagina e di istituire un potere di
controllo capillare e diffuso che possa veramente fungere da
deterrente a chi mette la sicurezza dei lavoratori a repentaglio,
privilegiando i propri interessi. Il Recovery Fund sarà lo strumento
principale per ripartire dal punto di vista economico. Ma per farlo bene,
occorrerà anche vigilare meglio, con più ispettori, maggiori
competenze e rinnovati margini di manovra per chi controlla. Non
perdiamo questa occasione per rimettere salute e sicurezza al primo posto.
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