domenica 18 marzo 2012

18/03/2012 - A vent'anni da Mani Pulite serve finalmente una legge anticorruzione



L'Italia sta vivendo una crisi politica ed economica senza precedenti. Disoccupazione alle stelle, giovani senza prospettive che scappano all'estero o, se rimangono, si vedono costretti a chiedere aiuto ai genitori, una situazione sociale che frana verso il basso, sono solamente alcune delle logiche perverse che provocano un disagio non solo generazionale. 

Una situazione che affonda le proprie radici in anni durante i quali la classe dirigente del Paese si è dimostrata inadeguata, lontana dalle esigenze della popolazione, incapace di aprire con essa un dialogo propositivo costruendo un’interlocuzione con chi da tempo chiede un’inversione di tendenza. Una classe dirigente che non ha saputo rinnovarsi nel corso degli anni e ha mancato di contrastare adeguatamente la piaga della corruzione,che continua ad attanagliare l’Italia dopo essere venuta a galla con prepotenza nella stagione di “Mani Pulite”, nel lontano 1992 con il "celebre" arresto di Mario Chiesa, colto in flagrante mentre intascava una tangente di svariati milioni di euro. 

Il 17 febbraio 2012 si celebra il ventesimo anniversario dell’inizio di quell’epoca, quando il Pool di Milano - coordinato dall’allora Procuratore Francesco Saverio Borrelli e in cui ebbe un ruolo di primo piano il Sostituto Antonio Di Pietro - portò alla luce quel sistema perverso fatto di corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti e ai livelli più alti del mondo politico e finanziario italiano. 

A fronte del quadro devastante emerso dalle indagini la politica non si preoccupò affatto di adottare misure adeguate a fronteggiare quel fenomeno, semmai mise in campo con Berlusconi ogni possibile intervento legislativo idoneo ad impedire alla magistratura di fare il proprio dovere e bloccare i processi. “Uno Stato con leggi sbagliate e più facili da aggirare” sono le parole con cui Piercamillo Davigo, altro componente del Pool di Milano oggi in Cassazione, ha definito l’Italia uscita da quella stagione. 

Venti anni dopo quel 17 febbraio non si è ancora messo mano ad una seria legge anticorruzione che fra i suoi capisaldi preveda l’inasprimento delle pene per i delitti contro la Pubblica Amministrazione, la reintroduzione del falso in bilancio abolito dal secondo governo Berlusconi e l’introduzione di nuove fattispecie di reato per sanzionare i più moderni crimini dei colletti bianchi nell’era della globalizzazione. 

Anche per questo occorre una nuova classe dirigente che sappia elaborare e mettere all’ordine del giorno del Parlamento una proposta concreta, per dar modo all’Italia di ritrovare nuova energia, per cambiare strada e liberarsi dalla malattia della corruzione che la sta distruggendo.  

Andrea Fossati - Italia dei Valori Piacenza

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